Da più di un decennio si sono affermati modelli economici che consentissero il contenimento della spesa pubblica in particolare quella sanitaria, modulati nel tempo in varie forme: centralizzazione della domanda (prima solo nazionale, poi nazionale e regionale), tagli lineari, riorganizzazione aziendale, esternalizzazione sempre più spinta, aumento del peso del privato, definanziamento.
I risultati di questa impostazione sono stati interpretati in modo diverso dai vari attori, pur partendo dagli stessi dati. La ricaduta è stata importante sia sull’organizzazione dell’assistenza sanitaria, sia sull’organizzazione dell’offerta, con ricadute inevitabili sul sistema imprese.
Poi è arrivata la pandemia!
L’arrivo della pandemia ha messo sotto stress il mondo degli acquisti di beni, servizi e lavori pubblici, dal momento che le normali attività non erano in grado di consentire una risposta sufficientemente rapida. In più l’economia, già in una fase di stagnazione pluriennale, ha mostrato segni di ulteriore regressione.
Il Covid ha realmente influito su questo mondo o non ha fatto altro che mettere in evidenza l’inadeguatezza di un andamento che stava diventando universalmente riconosciuto e giustificato? La pandemia ha imposto un cambio di paradigma? Lo stress continuato cui è stato sottoposto per mesi il SSN, la necessità di adeguamento a una richiesta di assistenza imprevista, i massicci investimenti non programmati, le difficoltà di approvvigionamento sul mercato globale, la necessità di incentivare la ripresa di attività di SME hanno imposto un cambiamento definitivo? È opportuno ritornare all’organizzazione precedente o è necessario ripensarla profondamente?